Nel giorno dell’otto marzo ricordiamo Ortensia: la prima donna avvocato dell’antica Roma:

Ortensia, è stata un'oratrice romana vissuta nel I secolo a.C. passata alla storia come una delle prime donne avvocato, grazie alla sua orazione pronunciata davanti ai triumviri nel 42 a.C.
Era figlia di Quinto Ortensio Ortale e di Lutazia. Suo padre era un grande oratore, ed era stato console nel 69 a.C. Ortensia, facendo parte dell’aristocrazia, aveva accesso alla letteratura greca e latina, ma si dedicò soprattutto allo studio della retorica, seguendo l’esempio paterno.
È rimasto famoso il suo discorso tenuto davanti ai triumviri, i quali avevano preteso dalle millequattrocento donne più abbienti di partecipare alle spese di guerra contro i cesaricidi attraverso un provvedimento fiscale con il quale chiedevano alle matrone di fare una stima dei loro beni, in base alla quale poi fornire un loro contributo economico. Il provvedimento prevedeva sanzioni nei confronti di omissioni e dichiarazioni false e ricompense per delazioni e informazioni confidenziali anche da parte di schiavi e liberti. Le matrone, che avevano già perso mariti e figli nella guerra civile, trovavano ingiusta questa norma. Provarono prima una mediazione e poi cercarono un avvocato che difendesse i loro diritti.
Infatti le matrone romane, in un primo tempo, cercarono di intervenire mediante le donne dei triumviri, ma alcune di loro, tra cui Fulvia, si rifiutarono di aiutarle, mentre altre, come Ottavia, le accolsero. Ma tutto ciò non ebbe esito positivo, per cui le matrone furono costrette a sostenere la loro causa davanti ai triumviri nel foro. Ma nessun uomo volle assumere la loro difesa; solo una donna ebbe tale ardire: Ortensia.
In base al mos maiorum stabilito dal Re Numa Pompilio, Il parlare in pubblico era un'attività dalla quale le donne avrebbero dovuto astenersi, perché avrebbe provocato uno stravolgimento del corretto funzionamento delle istituzioni pubbliche.
Ma la brava e astuta Ortensia superò questa pregiudizio, sostenendo che, poiché le guerre civili le avevano private di padri, figli, mariti e fratelli, le donne erano sui iuris, cioè non avevano più nessun familiare maschile che le potesse rappresentare davanti alla legge. Pertanto se i triumviri le avessero private anche dei loro beni, non avrebbero potuto più mantenere la condizione economica e sociale a cui i padri le avevano destinate.
Ortensia nel Foro pronunciò l’oratio pro mulieribus, discutendo la causa coraggiosamente, con decisione e fermezza, servendosi di quella eloquenza imparata dal padre Quinto Ortensio Ortale e vinse la sua battaglia legale, ottenendo che la maggior parte del danaro richiesto fosse restituito. Infatti i triumviri accolsero parzialmente le istanze di Ortensia e imposero il tributo a solo quattrocento donne,
Ortensia dimostrò di essere un’abile oratrice perché seppe usare le argomentazioni del diritto romano secondo il quale alle donne era negato l’accesso al potere ed alle cariche di magistratura e se dal potere erano escluse allo stesso modo non doveva essere chiesto loro il pagamento di tasse per il suo esercizio. È stato un grande successo per i tempi, poiché non un uomo, ma una donna era riuscita a far riconoscere le ragioni di altre donne davanti ad un tribunale tutto maschile.
Ortensia rimase pertanto famosa soprattutto in tempi nei quali tacere era uno degli obblighi delle donne romane, che discendeva da quei mores che costituivano allora le fondamenta della società.
Per fornire a questo tacere una veste sacra, nell’antica Roma era nato il culto di Tacita Muta, una divinità degli inferi che diventa, proprio per il luogo dove viene relegata, dea del silenzio. È questo un culto arcaico che risale ai tempi della fondazione di Roma: lo introdusse il re Numa Pompilio, ma bastò una coraggiosa fanciulla a trasgredirlo dando voce alle donne e alla tutela di loro diritti.
La leggenda narra che Ortensia, prima di recarsi nel Foro per la sua relazione, pregò i Lari e i Penati della sua stirpe affinché la sostenessero nella sua valorosa e singolare battaglia.

Ortensia è la pioniera antesignana dell’avvocatura al femminile, che ha reso onore alla dignità della donna in tempi dove tutto ciò era inimmaginabile.

8 marzo 2024



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