Il 25 novembre deve essere il simbolo del quotidiano riscatto da ogni forma di violenza contro le donne:

La data del 25 di Novembre come giornata mondiale della lotta contro ogni forma di violenza sulla donna ha rigine da un accordo assunto dalle partecipanti all’Incontro Femminista Latino-americano e dei Caraibi che si tenne a Bogotá nel 1981, accogliendo la proposta proveniente dalla delegazione della Repubblica Dominicana, che chiedeva che si rendesse onore alle sorelle Mirabal, precisamente, Minerva, Patria e Maria Teresa, in memoria del loro disumano assassinio avvenuto nel 1960, bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare, stuprate, torturate, massacrate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto, allo scopo di simulare un incidente.  Successivamente, precisamente in data 17 dicembre 1999, L’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134, ha indicato il 25 novembre come data per la commemorazione della morte delle sorelle Mirabal, invitando i governi e le organizzazioni internazionali a organizzare attività di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza sulle donne.
Oggi purtroppo le donne uccise e soggette a forme di turpe violenza sono ancora numerose: solo nel 2018 le donne uccise, in Italia, sono state oltre un  centinaio e se consideriamo i dati dell’ultimo decennio sono circa duemila, di cui più del 75% hanno trovato il loro carnefice proprio all’interno della loro famiglia, che purtroppo per tantissime donne non è un’isola felice , ma un ambiente ostile dove si consumano spesso in silenzio violenze sia fisiche che psicologiche, che logorano non solo il corpo ma soprattutto l’anima di tante donne: una donna su 10 ha paura non di un estraneo o di un maniaco, ma dell’uomo che le sta accanto.
Da una accurata indagine sociologica è stato accertato che sono numerose le adolescenti a rischio di violenza: vengono denigrate, minacciate, insultate, manipolate, controllate sullo smartphone e picchiate dal fidanzatino anche ad una età inferiore ai 13 anni. È questo un fenomeno allarmante.
Certamente sono importanti le normative che cercano di debellare la violenza di genere, tra cui il famoso recente “Codice Rosso”, che prevede tra l’altro l’introduzione di nuovi reati, sanzionando, ad esempio il fenomeno del revenge porn (art. 612 ter c.p.). L’articolo 1 della legge 69/2019 interviene sul codice di procedura penale prevedendo, a fronte di notizie di reato relative a delitti di violenza domestica e di genere che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale; alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta. Viene così integrato il comma 3 dell'articolo 347 del C.p.p. che prima prevedeva questa possibilità solo quando sussistevano ragioni di urgenza e per i gravi delitti indicati nell'articolo 407, comma 2, lettera a), n. da 1a 6 (delitto di omicidio, reati di associazionismo mafioso o con finalità di terrorismo). Poi L'articolo 5 prevede l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria, che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere e che interviene nel trattamento penitenziario delle persone condannate per reati di violenza domestica e di genere. L'articolo 9  interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, prevedendo l'aumento della pena per il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi con la reclusione da 3 a 7 anni; nel caso della fattispecie aggravata, la pena è aumentata fino alla metà; per il delitto di atti persecutori viene previsto l’aumento della pena   con quella della reclusione da un anno a 6 anni e 6 mesi.
Oggi più che mai è anche impellente educare le nuove generazioni sin dai primissimi anni di vita al rispetto di genere, ad evitare stereotipi che sovente fanno ingresso de plano nel proprio bagaglio culturale acquisite da cristallizzati modus agendi familiari discriminatori verso le donne.
Quello che oggi urge è una nuova e autentica consapevolezza di parità di genere, che si estrinseca nel rispetto e in un approccio paritetico verso la donna; e questo si può acquisire con uno stile di vita quotidiano che, mettendo al bando, antiquati e iniqui cliché ereditati dal passato, si adoperi per un adeguata cultura dell’attenzione verso l’altro genere.
Da parte mia dedicherò in prima persona il 25 novembre ad una giovane donna calabrese vittima di violenze e che ha avuto il coraggio di ribellarsi e di tutelare con grande dignità i suoi diritti inviolabili e imprescindibili di essere umano. È il simbolo di una svolta culturale, esempio di una nuova e più matura consapevolezza che sta acquisendo la nostra società contro ogni forma di violenza.

24 novembre 2019



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